Il mondo delle psicoterapie è molto ampio e vario per cui appare assai difficile tracciare un rapporto con la spiritualità, la fede, la religione.
Da una posizione di chiusura nei confronti della religione di S. Freud (1856-1939) si va ad altre di apertura come, ad esempio, C.G. Jung (1875-1961), V. Frankl (1905-1977), J. Hillman (1926-2011).
Un approccio in ambito cristiano è rappresentato dal libro "Cristoterapia" (1975) di B.J. Tyrrell in cui l'autore cerca di delineare un percorso psicoterapeutico improntato a linee-guida di derivazione religiosa.
Un aspetto interessante per il tema trattato è rappresentato dalla "strategia di incoraggiamento" teorizzata da A. Adler (1970-1937) il quale sosteneva che ogni sintomo in ambito psicopatologico è: una protesta, la punizione per tale protesta ed una richiesta d'aiuto.
Il paziente, solitamente impaurito davanti alle responsabilità che la vita impone, attraverso la relazione empatica che si costruisce con lo psicoterapeuta, è incoraggiato a trovare e ricuperare dentro se stesso le potenzialità adatte per instaurare con gli altri rapporti di amicizia, collaborazione, aiuto reciproco.
Non si limita, evidentemente, a un generico "abbia coraggio" con tanto di pacca sulle spalle, ma è un processo che si sviluppa durante la psicoterapia la quale, in base a molteplici fattori, può durare più o meno a lungo. Non è legato a tecniche specifiche, ma all'evolversi della relazione terapeutica, quando questa si attui verso una direzione positiva.
Quanto detto ci ricorda le parole di Giovanni Paolo II "non abbiate paura" che si riferiscono ad un contesto diverso, certamente più ampio.
Il concetto di coraggio ci è riproposto da Papa Francesco che, nella Messa del 13 aprile 2015 (Osservatore Romano, 14/04/2015) ha ricordato il "coraggio della franchezza", in particolare quello di annunciare la Parola di Dio.
Le parole di Papa Francesco prenderebbero spunto dagli "Atti degli Apostoli" (3, 1-26). A seguito della guarigione di uno storpio da parte di San Pietro e San Giovanni, il primo dei due manifesta il coraggio di annunciare la Parola di Dio davanti alla folla che si era radunata.
Tali riflessioni tendono a ricercare analogie fra percorsi psicoterapeutici e religiosi.
Ad esempio, nella mia attività professionale, mi è capitato di incoraggiare pazienti depressi, affetti da sensi di colpa, sia credenti che atei, dicendo: "abbia più misericordia verso se stesso".
Similmente in soggetti depressi, ma in modo astioso nei confronti del mondo esterno, ho usato frasi come la seguente: "è importante avere il coraggio di cercare di comprendere le ragioni degli altri".
Il percorso terapeutico è assai più complesso e non può essere limitato a evidenziare singoli episodi che, avulsi dal contesto in cui si verificano, valgono soltanto a titolo di esempio.
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