A questo punto del percorso di ricerca si desidera fare una precisazione concernente il saggio "Credere per ragione" del 11 gennaio 2017.
Per la versione italiana ci si è attenuti a "Parola del Signore. Il Nuovo Testamento" con il sottotitolo "In lingua corrente" (LDC-Alleanza Biblica Universale). Si tratta di una traduzione interconfessionale che nella Presentazione scrive: "la fedeltà non significa necessariamente traduzione letterale: per le moderne scienze del linguaggio, questo è un dato ormai acquisito".
Tradurre significa anche interpretare e questo è un fatto che la psicologia ha compreso già da tempo.
Tale versione in italiano appare di agevole comprensione e adatta al lettore moderno che, come viene precisato sempre nella Presentazione, si trova nella posizione di comprendere il testo così come era compreso dai primi lettori.
A titolo di esempio si vuole riportare la confessione di fede di San Pietro (Matteo 16,16; Marco 8, 29; Luca 9, 20) esposta nel saggio "Credere per ragione".
Nella versione del Nuovo testamento sopra citata, nei tre Vangeli Sinottici si trovano le parole "Messia" e "Cristo", mentre in altre traduzioni viene riportata o l'una o l'altra. Nell'originale greco del testo di A. Merk si ha "Cristo". Nel Vangelo di San Luca si trova l'espressione: "il Messia, il Cristo promesso da Dio", mentre nella versione greca si ha più semplicemente: "il Cristo di Dio".
Questa traduzione e diverse altre, compreso l'originale greco del Merk, sono riportate nella bibliografia del saggio a cui si rimanda.
Si ricorda ancora che la parola "Cristo" deriva dal greco e "Messia" dall'ebraico.
Un importante esempio riguardante i problemi di traduzione si trova nel Vangelo di San Marco che incomincia, nell'originale greco: "Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio".
Diverse edizioni come "La Bibbia di Gerusalemme" traducono testualmente. La versione cui facciamo riferimento (LDC-ABU) offre una traduzione più libera: "Questo è l'inizio del Vangelo, il lieto messaggio di Gesù, che è il Cristo e il Figlio di Dio".
Questa dizione permette di conservare il significato della parola Vangelo che deriva dal termine greco, foneticamente analogo, che significa "buona novella" nel senso di notizia, annuncio.
Non vogliamo spingerci oltre in questa "filosofia" della traduzione lasciandola agli esperti del settore, ma semplicemente osservare che tale problematica influisce sugli studi di psicologia a cui vogliamo tornare brevemente.
Appare utile richiamare la diversità nelle parole riportate dai tre Vangeli Sinottici che sono analizzate nel saggio già citato. Brevemente si vuole ricordare qui quanto è stato più estesamente sviluppato.
Il concetto fondamentale si basa sull'analisi psicologica del ricordo. Questo può andare incontro a trasformazioni nel tempo in relazione a vari fattori tra cui l'attuarsi di nuovi eventi.
La Risurrezione di Gesù ha permesso di gettare nuova luce su tanti episodi della Sua vita e delle Sue parole che erano rimasti oscuri e incompresi.
La riflessione singola e comunitaria degli apostoli e dei discepoli ha reso possibile una nuova comprensione del ricordo di avvenimenti precedenti.
In tale senso, secondo un'analisi psicologica, proprio le diversità nei racconti degli Evangelisti possono essere interpretate come un criterio di credibilità e di veridicità di quanto narrato.
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