La psicoanalisi freudiana
ha assunto posizioni generalmente negative nei confronti della
religione. S. Freud la considerava una nevrosi collettiva, mentre
C.G. Jung e A. Adler, invece, avevano un'opinione assai più positiva
come già visto nell'aggiornamento del 22/03/2017.
Nell'ambito del movimento
psicoanalitico internazionale troviamo una posizione molto
interessante espressa da F. Dolto, autrice insieme a G. Sévérin del
libro “Psicoanalisi del Vangelo” del 1977.
Scrive la Dolto: “leggere
i Vangeli vuole dire ascoltare, tramite quelli che lo hanno visto,
udito e ne sono stati testimoni, la voce di Gesù, essere di carne e
ossa mentre viveva sulla terra nella sua individualità scomparsa
ormai ai nostri occhi. Egli parla al mio essere attualmente
individuato. Parla al mio cuore e incita la mia intelligenza ad
ascoltarlo e a desiderare l'incontro con lui”.
Sulla base di questa
posizione, la Dolto analizza alcuni passi del Vangelo in modo laico,
ma con una elevata sensibilità spirituale.
Fra questi si pone la
nascita virginale di Gesù.
Citiamo alcune frasi
sparse nel testo che rappresentano riflessioni molto arricchenti sia
per i credenti di qualsiasi religione che per gli atei.
“Maria e Giuseppe
rappresentano una coppia sposata in modo esemplare: il bambino non è
frutto di una passione, ma di un amore.
Il loro desiderio è
descritto come trasceso nell'amore della loro progenie: anzi hanno
sottomesso il loro stesso destino alle Scritture.
Poiché sono sottomessi
alle Scritture, cioè alla parola scritta di Dio, li considero coppia
esemplare, coppia di parola appunto. Parola ricevuta, parola data.
Parola data che è venuta
dalla parola ricevuta, creatrice e fecondatrice. Parola data di
garantire per questa donna. Parola data per fare proprio questo
bambino. Parola data di fidarsi, di essere madre senza sapere come.
Un padre deve sempre
adottare il proprio figlio.
Non c'è padre che non
sia adottivo.
Un uomo non è mai sicuro
di essere il procreatore, deve fidarsi della parola della moglie.
Così, nella storia della
coppia formata da Giuseppe e Maria, si ritrova la densità di ogni
coppia”.
Inoltre, prosegue la
Dolto, analizzando altri passi come la presentazione di Gesù al
Tempio all'età di dodici anni, riceviamo l'insegnamento che i
genitori non “possiedono” i loro figli, ma li mettono al mondo
per vivere la vita che riusciranno e potranno scegliere nei limiti
che la vita stessa impone.
Ciò deve valere anche
per quanto concerne le scelte implicanti la religione.
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