Ampia e approfondita appare la
dissertazione di M. Vanzini (2012) concernente le opinioni di alcuni
studiosi del Nuovo Testamento per quanto riguarda la risurrezione di
Gesù.
Secondo la sequenza posta dall'autore, si tratta di: H. Kessler
(1989), W. Kasper (1974), J. Moltmann (1989), J. Ratzinger (1977), M.
Bordoni (1982), G. O'Collins (1987), M.J. Harris (1990).
Vanzini compie un'analisi comparativa mettendo in luce differenze, similitudini e concordanze fra i vari
autori.
Queste ultime possono
essere sinteticamente riassunte nei seguenti aspetti:
- Gesù è stato
risuscitato da Dio Padre,
- la risurrezione non è
un ritorno alla vita precedente, ma rappresenta un qualcosa di nuovo,
diverso, unico,
- la risurrezione
riguarda il corpo che appare trasformato: inizialmente Gesù non
viene riconosciuto, presenta delle potenzialità assenti in
precedenza come entrare in una stanza a porte chiuse; è, comunque,
in grado di mangiare e bere, conserva le ferite legate alla sua
passione e morte, si manifesta solo ai fedeli,
- la risurrezione
riguarda il corpo inteso come totalità della “persona”,
soprattutto nelle sue caratteristiche di comunicare e relazionarsi
con gli altri. La persona può essere intesa come la “storia
vissuta” che la rende tale, diversa e unica rispetto ad ogni altra.
Su tali posizioni
concorda anche H, Küng
(2012), mentre J.P. Meyer (1991) sostiene che la risurrezione, a
differenza della vita di Gesù, non può essere indagata con gli
strumenti scientifici della storiografia, ma rimane esclusivamente
oggetto di fede.
Rimandiamo
al saggio “Credere per ragione” del 11/01/2017 per una riflessione su questi temi affrontati con l'ausilio dell'analisi
psicologica applicata alle narrazioni evangeliche.
Le
considerazioni di Vanzini inducono a riflettere sulla famosa frase
rivolta da Gesù a Maria Maddalena, riferita da San Giovanni: “non
mi toccare, perché non sono ancora asceso al Padre”, sulla cui
traduzione ed interpretazione non vi è accordo fra i vari esegeti.
L'opinione
più comune fa riferimento al fatto che il corpo trasformato di Gesù
non poteva essere toccato da mano umana proprio per le sue nuove
caratteristiche.
Tuttavia,
Gesù inviterà l'incredulo San Tommaso a toccate la ferita nel suo
fianco, cosa che non avverrà, poiché Tommaso immediatamente crede
alla vista del Signore.
Il
corpo trasformato di Gesù conserva, come già detto, le capacità di
comunicare e relazionarsi con gli esseri umani, ma può avere assunto
nuove potenzialità, estranee alla natura umana: comunicare e
relazionarsi con Dio Padre.
Ovviamente
questa è un'osservazione assolutamente marginale rispetto alla ricca
dissertazione di Vanzini, ma può rappresentare un piccolo contributo
utile per la comprensione, sulla base di competenze psicologiche,
della narrazione evangelica.