Non si vuole qui fare riferimento all'omonimo romanzo di I. Caldwell (2004), ma riflettere su alcune considerazioni di don Michele Do (1990):
“...ognuno di noi ha la sua storia, il suo quinto Vangelo scritto da mani amiche, da incontri che nella vita hanno incrociato con noi, ci hanno battezzati nel nome di Cristo.”
Proprio in questo periodo segnato da una guerra scatenata e condotta in modo particolarmente barbaro e crudele oltre che da tanti fatti di soprusi, violenze, persecuzioni, queste parole appaiono di grande conforto morale e psicologico.
Secondo don Do il quinto Vangelo è quello che l'umanità ha scritto, sta scrivendo e scriverà ogni volta che qualcuno compie un'opera che s'inserisce nello spirito dei quattro Vangeli, un atto d'amore verso Gesù e il prossimo.
Il quinto Vangelo appartiene alla storia dell'essere umano, è quello che ognuno di noi scrive quando si rivolge all'altro nell'abbraccio misericordioso del “noi”.
Questo Vangelo è la continuazione umile e silenziosa dei canonici quattro, ma forse li precede: Dio si è calato nella storia dell'uomo in un momento preciso per additarci con luce più intensa rispetto al passato la via del bene e dell'amore reciproco. In psicologia si può fare riferimento al “sentimento sociale” (A. Adler, 1911).
L'inizio storico del quinto Vangelo potrebbe essere ravvisato negli “Atti degli Apostoli” dove si narra dei primi passi compiuti dalla comunità dei discepoli di Gesù dopo la sua ascesa al cielo.
In particolare si può pensare alla discesa delle Spirito Santo sugli apostoli nel giorno della Pentecoste (Atti 2, 1-13) estendendosi poi alla comunità dei primi discepoli.
“Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (Atti 2, 46-47).
Nessun commento:
Posta un commento