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sabato 13 novembre 2021

Vangelo e Trascendenza

     

Presso le comunità cristiane del I° secolo d.C. era diffusa la credenza che la fine del mondo fosse imminente a tale punto che i primi fedeli erano convinti di assistere essi stessi a questo evento, come attesta anche San Paolo (2 Tessalonicesi 2, 1-2).

A duemila anni di distanza possiamo testimoniare che tale profezia non si è avverata. Gesù si è sbagliato o ha mentito? Tale ipotesi è da rigettare come totalmente assurda sotto ogni punto di vista, teologico e psicologico in primo luogo.

E' opinione prevalente fra gli esegeti del Nuovo Testamento che tale credenza fosse presente in base al discorso escatologico di Gesù, riferito dai tre evangelisti sinottici, Matteo, Marco e Luca, che si dimostra di non facile interpretazione tanto da lasciare pensare che essi stessi abbiano avuto difficoltà a comprenderlo (Matteo 24, 1-36 e 25, 31 46; Marco 13, 1-37; Luca 21, 5-36).

Le difficoltà nascerebbero dalla sovrapposizione di tre diverse profezie.

- La prima, inerente il Regno di Dio, ha un valore più immanente che trascendente in quanto si riferisce all'affermarsi della volontà di Dio su questa terra in modo lento, graduale, costante e inarrestabile fino ai confini del mondo.

- La seconda riguarda la distruzione del Tempio di Gerusalemme avvenuta nel 70 d.C. ad opera dei romani durante la prima guerra giudaica.

- La terza si riferisce alla Parusia, cioè il ritorno di Gesù Cristo nella sua gloria divina per giudicare i vivi e i morti. Sarebbe ciò che viene comunemente denominato Giudizio Universale che, secondo la profezia, avverrà dopo guerre, terremoti, carestie, pestilenze, persecuzioni contro i discepoli e la comparsa di falsi profeti, ma solo dopo che il Vangelo sarà proclamato a tutte le genti.

Le difficoltà di interpretazioni derivano dalle seguenti frasi.

In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Matteo 24, 34-36).

In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno e a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli del cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Marco 13, 30-32).

Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Luca 21, 31-33).

La frase più problematica è: “non passerà questa generazione finché tutto sia avvenuto”.

Per orientarci in questo discorso molto complesso ci può essere di aiuto una riflessione di Erasmo da Rotterdam (1516) il quale osservava che per quanto riguarda l'Aldilà ed il passaggio fra questa vita e la prossima Gesù ha detto molto poco, in quanto il suo messaggio fondamentale è rivolto a quella terrena. Erasmo aggiunge che quanto non è chiaro nei Vangeli al momento attuale, lo potrà divenire in futuro alla luce di nuovi eventi.

Infatti, nel Vangelo di Luca si trova un passo, assente negli altri due sinottici, sul fatto che Gerusalemme sarà circondata da eserciti e calpestata dai pagani (Luca 21, 20-24).

E' opinione ampiamente condivisa che i Vangeli di Matteo e Marco siano stati scritti prima del 70 d.C., mentre quello di Luca intorno a tale data o poco dopo. In questo caso, considerato che l'assedio a Gerusalemme durò alcuni mesi dopo una guerra di circa quattro anni, Luca poteva essere al corrente di fatti sconosciuti agli altri due evangelisti.

Se si tengono presenti le osservazioni circa la validità psicologica della testimonianza oculare e del suo ricordo nel tempo (Credere per ragione del 11/01/2017) si può considerare come altamente probabile che gli evangelisti, non riuscendo a orientarsi con facilità tra queste parole di Gesù, abbiano attribuito a tutto il suo discorso una frase che era riferita solo alla distruzione del Tempio che si verificò quando era ancora in vita una buona parte della sua generazione.

Inoltre, appare utile precisare che alla distruzione del Tempio veniva conferito un significato teologico-storico particolare come transizione tra la vecchia tradizione della Legge ebraica e il nuovo messaggio cristiano, tra l'Antico ed il Nuovo Testamento (Benedetto XVI, 2011). Il Regno di Dio non è più chiuso entro delle mura, accessibile solo ai sommi sacerdoti, ma è ovunque in mezzo alla gente.

Il discorso escatologico s'inserisce nel messaggio immanente che pervade i Vangeli: vigilate e siate pronti perché Dio può manifestarsi in ogni momento.

La frase riferita a quel giorno e a quell'ora conosciuta solo dal Padre assume, per come è formulata, una rilevanza che la evidenzia rispetto al restante discorso e sembra riferirsi in modo particolare proprio al momento della Parusia la cui comparsa sarà improvvisa senza segni premonitori.

Un episodio assai significativo rispetto alle precedenti considerazioni è riportato dai tre sinottici (Matteo 16, 28; Marco 9,1; Luca 9, 27).

Rivolto ai suoi discepoli Gesù afferma che alcuni di loro non moriranno prima di avere visto il Regno di Dio.

Una prima ipotesi interpretativa ha carattere di immanenza. Il Regno di Dio, come abbiamo già visto, è inteso come il diffondersi della Parola di Dio sulla terra e già la presenza di Gesù ne è una realizzazione.

Alcuni” sarebbero coloro che rimarranno accanto a Gesù fino alla sua morte e risurrezione continuando a diffonderne il messaggio anche successivamente.

Una seconda interpretazione ha, invece, carattere trascendente. Subito dopo quelle parole viene raccontato dai sinottici l'episodio della Trasfigurazione. (Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8; Luca 9, 28-36) occorso alcuni giorni dopo.

Gesù si apparta su un monte in compagnia dei soli Pietro, Giovanni e Giacomo. La descrizione è sostanzialmente molto simile, differendo in qualche particolare,

Secondo Matteo “Gesù cambiò aspetto: il suo volto si fece splendente come il sole e i suoi abiti diventarono bianchissimi come di luce”.

Per Marco “Gesù cambiò d'aspetto, i suoi abiti diventarono splendenti e bianchissimi”.

Luca riferisce che “il suo volto cambiò d'aspetto e il suo vestito diventò candido e sfolgorante”.

Accanto a Gesù apparvero Mosè ed Elia e poco dopo da una nube si udì provenire una voce annunciante che: “Questo è il Figlio mio, che io amo. Io l'ho mandato. Ascoltatelo!” (Matteo); “Questo è il Figlio mio, che io amo. Ascoltatelo!” (Marco); “Questi è il mio Figlio, che io ho scelto: ascoltatelo!” (Luca).

Benedetto XVI (2007) ritiene che la previsione di Gesù si riferisca a questo singolo episodio che presenta aspetti trascendenti. Vi è, inoltre, da notare che il suo aspetto cambiò, il volto in particolare, come racconta Luca. Tale cambiamento non viene ulteriormente approfondito come se si trattasse di una visione non traducibile con parole umane.

Si può ancora aggiungere che le due interpretazioni non si escludono a vicenda.









sabato 25 settembre 2021

Rode

Pietro, miracolosamente salvato dalla prigionia, si dirige verso la casa di Maria, madre di Marco evangelista, dove erano riuniti alcuni fedeli.

“Pietro bussò alla porta d'ingresso e una ragazza (paidiske, in greco) che si chiamava Rode venne a sentire chi era. Essa riconobbe subito la voce di Pietro e per la gioia non pensò neppure di aprire la porta, ma tornò indietro e riferì che Pietro era là fuori. Gli altri le dissero: “tu sei matta” , ma essa insisteva che le cose stavano così (Atti 12, 13-15).”

Pietro, intanto, continuava a bussare alla porta e, finalmente, i fedeli, increduli, vennero ad aprirgli e rimasero sbalorditi.

Questo è un episodio assolutamente secondario rispetto alla narrazione di fatti importanti come quello immediatamente precedente: la liberazione miracolosa di Pietro dalla prigione che sorprende le persone presenti in casa di Maria.

Eppure questo breve racconto sembra rappresentare una sorta di “timbro” di sincerità e autenticità.

Perché riportarlo?

Chi scrive, l'evangelista Luca, poteva essere presente alla scena e non voleva che questo episodio, comico nella sua semplicità, andasse perduto.

Oppure tale fatto era ricordato nella comunità dei fedeli e veniva raccontato proprio per il suo aspetto umoristico.

Dal punto di vista psicologico si può notare che il soffermarsi su episodi di poca o nessuna importanza, evidenzia la vividezza narrativa che caratterizza il Nuovo Testamento: la ragazza, di cui viene riportato il nome, è presa da un'intensa emozione e reagisce istintivamente dimenticando il gesto scontato di aprire la porta. Rode compare solo in questo singolo episodio.

L'attenzione rivolta a questa particolare concretezza narrativa del Nuovo Testamento ce lo rende ancora più vicino e credibile in tutte le sue parti dimostrando come l'analisi psicologica sia un utile strumento d'indagine.

mercoledì 21 luglio 2021

Ogni tanto è bene porsi la domanda: io sono dove Dio mi vuole?

Apparentemente la risposta è impossibile se si afferma che la volontà divina è insondabile.

Tuttavia, alla luce del messaggio evangelico, la risposta potrebbe essere molto semplice:

Dio mi vuole dove posso essere di aiuto a qualcuno. 

lunedì 15 marzo 2021

Gli operai della vigna

 

Suscita generalmente perplessità la lettura della parabola degli operai della vigna (Matteo 20, 1-16), in cui il padrone chiama al lavoro diverse persone in varie ore della giornata, dal mattino fino alla sera, dando a tutti la stessa paga.

Non è giusto, mi sono spesso ripetuto.

I commenti a questa parabola generalmente parlano dell'insondabilità della volontà di Dio rispetto alle capacità di comprensione della nostra umana psicologia.

Recentemente ho letto un'omelia di don Michele Do a commento di tale parabola (1990).

Egli si sofferma sulla chiamata degli ultimi verso le cinque della sera. “Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: perché nessuno ci ha presi a giornata. Allora disse: andate anche voi nella mia vigna.”

Don Do osserva che il padrone ha avuto compassione per queste persone destinate ad una umiliante inutilità ed ha voluto compensarle al pari degli altri.

Erasmo da Rotterdam (1503) osservava che non sempre il Vangelo risulta facilmente comprensibile, ma ciò che non lo è oggi lo può diventare domani alla luce di nuovi accadimenti e riflessioni.

Questo mi ha ricordato un'intervista televisiva di alcuni anni fa ad Enzo Bianchi a proposito della parabola del figlio prodigo (Luca 15, 11-32). Egli osservava che solo Dio può comportarsi così, diversamente da un padre di natura umana.

Simile è la situazione del padrone della vigna: si comporta in modo differente da un datore di lavoro di ogni tempo e luogo sulla terra. La sua logica sfugge alla nostra psicologia dimostrando un atteggiamento che supera le leggi del mercato per giungere alla misericordia divina.

Non ricordo dove ho letto che la giustizia appartiene a Dio. Per l'uomo si può parlare al massimo di legalità.

Meditando ulteriormente, mi sembra che Gesù ci presenti un'immagine di Dio infinitamente superiore a qualunque altra abbiamo ricevuto nel corso della storia.

Ciò ripropone le considerazioni riguardanti la conoscenza che Gesù aveva di Dio, in particolare della sua vicinanza a Dio tanto da lasciare pensare ad una identità fra le due Persone.