Cerca nel blog

sabato 25 settembre 2021

Rode

Pietro, miracolosamente salvato dalla prigionia, si dirige verso la casa di Maria, madre di Marco evangelista, dove erano riuniti alcuni fedeli.

“Pietro bussò alla porta d'ingresso e una ragazza (paidiske, in greco) che si chiamava Rode venne a sentire chi era. Essa riconobbe subito la voce di Pietro e per la gioia non pensò neppure di aprire la porta, ma tornò indietro e riferì che Pietro era là fuori. Gli altri le dissero: “tu sei matta” , ma essa insisteva che le cose stavano così (Atti 12, 13-15).”

Pietro, intanto, continuava a bussare alla porta e, finalmente, i fedeli, increduli, vennero ad aprirgli e rimasero sbalorditi.

Questo è un episodio assolutamente secondario rispetto alla narrazione di fatti importanti come quello immediatamente precedente: la liberazione miracolosa di Pietro dalla prigione che sorprende le persone presenti in casa di Maria.

Eppure questo breve racconto sembra rappresentare una sorta di “timbro” di sincerità e autenticità.

Perché riportarlo?

Chi scrive, l'evangelista Luca, poteva essere presente alla scena e non voleva che questo episodio, comico nella sua semplicità, andasse perduto.

Oppure tale fatto era ricordato nella comunità dei fedeli e veniva raccontato proprio per il suo aspetto umoristico.

Dal punto di vista psicologico si può notare che il soffermarsi su episodi di poca o nessuna importanza, evidenzia la vividezza narrativa che caratterizza il Nuovo Testamento: la ragazza, di cui viene riportato il nome, è presa da un'intensa emozione e reagisce istintivamente dimenticando il gesto scontato di aprire la porta. Rode compare solo in questo singolo episodio.

L'attenzione rivolta a questa particolare concretezza narrativa del Nuovo Testamento ce lo rende ancora più vicino e credibile in tutte le sue parti dimostrando come l'analisi psicologica sia un utile strumento d'indagine.

Nessun commento:

Posta un commento