Molti passi avanti sono stati fatti nel dialogo tra le diverse fedi religiose in generale e tra quelle cristiane in particolare, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II.
Rimangono alcuni “muri” difficili da abbattere in quanto radicati nei secoli del cammino delle chiese, soprattutto di quella cattolica.
Un aspetto importante è il culto mariano, molto criticato dai protestanti.
Ragionando da laico, interessato profondamente alle questioni religiose, accanto all'atteggiamento di fede il quale mi conforta nel credere che chiunque possa portare il proprio piccolo contributo, se proposto in “punta di piedi”, con grande modestia, ritengo che il culto cattolico e ortodosso riguardante la Madonna possa essere accettato come un'attenzione rivolta alla componente femminile della Trinità: “La tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l'immagine della maternità” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1992).
Su questo aspetto esiste un ostacolo apparentemente insormontabile insito nella diffusissima preghiera dell'Ave Maria, dove si recita “Madre di Dio”, espressione inaccettabile per i protestanti.
La preghiera in questione ha origini antiche ed è molto radicata nella tradizione cattolica.
Proporne un cambiamento per andare incontro alle chiese evangeliche può apparire a qualcuno un'operazione inaccettabile, da rigettare ancora prima di prenderla in considerazione.
Tuttavia, bisogna considerare che Maria non è la madre di Dio, ma della sua incarnazione terrena, Gesù.
Si tratta di una questione che pongo a una riflessione pacata per chi fosse interessato.
Una risposta potrebbe essere trovata nella formulazione “Santa Maria, madre di Gesù, Figlio di Dio”.
Similmente tra cattolici e ortodossi esiste una forte contrapposizione teologica circa la seguente frase del Credo concernente lo Spirito Santo “e procede dal Padre e dal Figlio”, come recita la versione cattolica, mentre in quella ortodossa procede solo dal Padre.
Ancora una volta mi chiedo se il dialogo interreligioso non possa fare un passo avanti se tale frase fosse soppressa, il che avverrebbe senza alterare il corso e il senso della preghiera.
D'altronde, non è meglio riconoscere che, in effetti, non sappiamo da chi procede lo Spirito Santo e che la frase stessa cerca di tradurre nel linguaggio umano un concetto che va oltre la nostra esperienza e conoscenza? Non è forse eccessivo, com'è successo in passato, giungere a uno scisma per quello che a molti può apparire, forse a torto, un puntiglio teologico?
Già Erasmo da Rotterdam sosteneva che alcuni passi del Vangelo non sono di facile interpretazione, soprattutto, quando si riferiscono all'Aldilà.
Gli stessi apostoli non sempre riuscivano a comprendere gli insegnamenti di Gesù e questo i Vangeli non lo nascondono affatto.
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