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domenica 16 luglio 2017

Disturbi di personalità e consapevolezza del bene e del male

I disturbi di personalità rientrano nelle classificazioni psichiatriche. Sono numerosi e con caratteristiche che li differenziano gli uni dagli altri, ma presentano alcuni aspetti comuni:
- egosintonia: questi soggetti presentano tratti del carattere problematici per la vita relazionale, di cui sono coscienti, ma che non vivono come tali, anzi, ne vanno sovente fieri,
- anempatia: ridotta o assente capacità di mettersi nei panni degli altri e di considerare il loro punto di vista, di vedere il mondo e se stessi nell'altrui prospettiva,
- anedonia: difficoltà a trarre piacere da ciò che, invece, interessa altre persone e, talora, essere soddisfatti dalle altrui sofferenze. In alcuni casi si presenta come noia esistenziale,
- aggressività: tendenza a prevaricare gli altri imponendo le proprie opinioni e stili di vita, rifiutando le critiche che possono ricevere. Presentano, talora, problemi a gestire l'impulsività,
- egocentrismo: porre se stessi ed i propri vissuti al centro del mondo,
- intolleranza alle frustrazioni: incapacità di subire critiche e difficoltà a raggiungere traguardi che impongano impegni psicologici e relazionali che giudicano troppo elevati, con tendenza a scoraggiarsi facilmente.
In poche parole sono persone che fanno soffrire il loro prossimo piuttosto che soffrire essi stessi. Vivono in una condizione soggettiva in cui non vi è distinzione etica fra il bene ed il male secondo una logica comune e condivisa, ma permane la cognizione di entrambi.
Sono spesso persone con una vita sociale e lavorativa di successo. In altri casi conducono una vita solitaria e anonima. Altre volte vivono ai margini della società con problemi di abuso di alcool e di sostanze stupefacenti. Presentano, talora, disturbi della sfera sessuale.
Sono spesso impulsivi, sospettosi, gelosi, invidiosi, oppositivi, litigiosi.
Generalmente giungono all'osservazione psichiatrica per motivi giuridico-peritali e non a fini terapeutici.
Sono responsabili di molti reati legati alla violenza. Talora comportamenti molesti e aggressivi rimangono nascosti e celati entro le mura domestiche, protetti dall'omertà familiare, conseguenza della paura.
Si tratta della “violenza cronica” caratterizzata da atti ripetuti nel tempo, anche quotidiani e protratti per anni.
Manifestazioni tipiche sono: violenza nei confronti di minori e di donne anche con abuso sessuale, stalking, bullismo che sovente assume carattere di gruppo, vandalismo, reazioni aggressive immotivate. Talora la violenza giunge fino all'omicidio che può essere a sua volta reiterato come nel caso dei serial killers o presentare proporzioni allargate nel fenomeno dell'integralismo politico o religioso.
Nei casi più gravi il confronto con l'autorità di polizia e giudiziaria, con la sanità medica e psichiatrica, la carcerazione e l'ospedalizzazione, possono trasformare l'egosintonia di questi individui in egodistonia che copre un'ampia sfera psicologica dalla “normalità” alle nevrosi. Allora possono prendere coscienza del male insito nei loro comportamenti e soffrirne anche se, talora, in modo superficiale e altalenante. In altri casi vi è una presa di coscienza più solida e duratura fino alla consapevolezza del peccato.
Se ne trova un magnifico esempio in “Delitto e castigo” di F. Dostoevskij (1866). Il protagonista, Raskol'nikov, commette un omicidio nella perfetta auto-consapevolezza di compiere un atto giusto. In seguito a diversi avvenimenti, il senso di colpa compare in modo sempre più intenso fino alla confessione e conseguente carcerazione. Nel romanzo si trova un'esemplare narrazione del passaggio fra egosintonia ed egodistonia.
Come affermava Don Michele Do: “il male per diventare redentivo, deve diventare sofferenza” (1990).




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