“Poi Gesù disse all'uomo malato: “dammi la tua mano.”
Gliela diede e la sua mano ritornò perfettamente sana come l'altra.
Allora quei farisei uscirono dalla sinagoga e si radunarono per decidere come fare morire Gesù” (Matteo 12, 13-14).
Sbalordisce la reazione dei farisei.
La guarigione non viene vista come un atto miracoloso di bontà, ma come un pericoloso attentato al loro potere.
Il Vangelo in questo episodio, come in tanti altri, si dimostra un trattato di psicologia e psicopatologia prima di tanti che sono comparsi secoli dopo.
Smaschera le dinamiche del potere la cui logica di pensiero viaggia su un binario parallelo a quella comune umana.
Il potere è fine a se stesso, non vede nient'altro, non guarda in faccia nessuno, considera solo la possibilità di autoconservarsi in modo totalmente acritico giungendo fino all'eliminazione di chi lo mette in discussione.
Ogni mezzo è lecito, compresa la morte.
Come già detto, la logica del potere assoluto viaggia su un binario parallelo a quella del sentimento sociale, senza nessuna possibilità di incontro, se non all'infinito dove solo Dio può fare qualcosa.
Queste osservazioni devono costituire un insegnamento per aiutarci a comprendere la brutale criminalità dell'attuale guerra contro un paese desideroso di una pace che la logica di potere dell'aggressore gli negherà in tutti i modi preferendo la sofferenza del proprio popolo e la morte di decine di migliaia dei suoi giovani.
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