Pietro, miracolosamente salvato dalla prigionia, si dirige verso la casa di Maria, madre di Marco evangelista, dove erano riuniti alcuni fedeli.
“Pietro bussò alla porta d'ingresso e una ragazza (paidiske, in greco) che si chiamava Rode venne a sentire chi era. Essa riconobbe subito la voce di Pietro e per la gioia non pensò neppure di aprire la porta, ma tornò indietro e riferì che Pietro era là fuori. Gli altri le dissero: “tu sei matta” , ma essa insisteva che le cose stavano così (Atti 12, 13-15).”
Pietro, intanto, continuava a bussare alla porta e, finalmente, i fedeli, increduli, vennero ad aprirgli e rimasero sbalorditi.
Questo è un episodio assolutamente secondario rispetto alla narrazione di fatti importanti come quello immediatamente precedente: la liberazione miracolosa di Pietro dalla prigione che sorprende le persone presenti in casa di Maria.
Eppure questo breve racconto sembra rappresentare una sorta di “timbro” di sincerità e autenticità.
Perché riportarlo?
Chi scrive, l'evangelista Luca, poteva essere presente alla scena e non voleva che questo episodio, comico nella sua semplicità, andasse perduto.
Oppure tale fatto era ricordato nella comunità dei fedeli e veniva raccontato proprio per il suo aspetto umoristico.
Dal punto di vista psicologico si può notare che il soffermarsi su episodi di poca o nessuna importanza, evidenzia la vividezza narrativa che caratterizza il Nuovo Testamento: la ragazza, di cui viene riportato il nome, è presa da un'intensa emozione e reagisce istintivamente dimenticando il gesto scontato di aprire la porta. Rode compare solo in questo singolo episodio.
L'attenzione rivolta a questa particolare concretezza narrativa del Nuovo Testamento ce lo rende ancora più vicino e credibile in tutte le sue parti dimostrando come l'analisi psicologica sia un utile strumento d'indagine.