Studiosi
del Nuovo Testamento, provenienti da varie discipline, concordano a
grande maggioranza sull'esistenza di una fonte, denominata Q dal
tedesco Quelle, comune ai tre Vangeli sinottici di San Matteo, San
Marco e San Luca.
La
loro somiglianza, sia pure con delle diversità, lascia pensare,
appunto, all'esistenza di una fonte comune a cui hanno attinto i tre
evangelisti, soprattutto per la vita, le parole e le opere di Gesù,
rimanendo a parte la Passione e la Risurrezione.
Si
ritiene che tale fonte sia costituita:
-
dalla predicazione orale degli apostoli dopo la morte e risurrezione
di Gesù, in particolare quella di San Pietro che sarebbe
fondamentalmente raccolta nel Vangelo di Marco,
- da
scritti andati perduti, parzialmente confluiti nei Vangeli canonici e
in quelli apocrifi, compresi i Loghia di Gesù, tratti dalla sua
predicazione.
A
tale proposito appare interessante l'affermazione di Papia (125 d.C.,
circa), probabilmente discepolo di San Giovanni, che ha scritto:
“Matteo coordinò i detti in lingua ebraica; ciascuno poi li ha
interpretati come poteva” (citato da Eusebio di Cesarea, 324 d.C.,
circa).
Vi è
una generale concordanza di opinioni che Matteo abbia messo per
iscritto in aramaico in modo non sistematico i suoi ricordi della
vita di Gesù, raccogliendo anche altre testimonianze oculari.
Si
ritiene che in un secondo tempo Matteo stesso abbia elaborato tale
materiale nel suo Vangelo con una trama narrativa più strutturata,
scrivendolo in greco.
Ciò
richiama la discussione circa la priorità fra i Vangeli di Matteo e
Marco, mentre esiste una concordanza di opinioni sul fatto che quelli
di Luca e Giovanni siano posteriori.
La
tradizione attribuisce la priorità a Matteo, mentre studi più
recenti l'attribuirebbero a Marco.
Non
è improbabile che la raccolta di detti in aramaico di Matteo sia
antecedente ad ogni altro scritto, ma che il Vangelo di Marco venga
prima di quello greco di Matteo.
Un'attenzione
psicologica lascerebbe pensare che tale possa essere la successione
dei fatti e che la fonte Q possa essere, almeno in parte, la raccolta
scritta di detti in aramaico attribuita a Matteo.
Tale
considerazione, presente nell'esegesi del nuovo testamento, ha avuto
poco seguito ed è stata, anzi, rigettata come poco attendibile in
quanto non sufficientemente suffragata da altre testimonianze
(Wikipedia, fonte Q; J. Weiss, 1917).
Tuttavia,
secondo il metodo di procedimento scientifico, per comprendere un
determinato fenomeno occorre elaborare delle ipotesi prendendo in
considerazione in prima istanza la più semplice sul piano epistemologico.
In
questo caso la correlazione fra l'affermazione di Papia e la
probabile origine della fonte Q appare la più attendibile
considerata la vicinanza temporale. Inoltre, non vi sono altre
testimonianze paragonabili a questa per importanza e la fonte Q
materialmente non esiste se non come ipotesi esplicativa, non meglio
identificata e specificata, delle somiglianze fra i tre Vangeli
sinottici ed è stata proposta solo nel 1801 (H. Marsh).
Per
approfondimenti bibliografici si rimanda alla bibliografia del saggio
“Credere per ragione” del 11/01/2017.
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