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giovedì 27 aprile 2017

Numerosi pensatori atei sono rimasti attratti e affascinati dalla figura storica di Gesù.
Ne vogliamo citare tre che ci paiono assai significativi per la stima e l'affetto che hanno manifestato nei Suoi confronti.
E. Renan è uno storico che ha compiuto diverse ricerche sul cristianesimo del I secolo d.C., riconoscendo nel messaggio di Gesù un contenuto di straordinario valore, ma negandone l'origine divina.
F. Nietsche, nell'ambito della sua opera filosofica, ha teorizzato la fine del cristianesimo a causa delle idee illuministiche che squalificavano la religione come una mitologia favolistica e superstiziosa, anche se ricuperavano i concetti di libertà, eguaglianza, fratellanza.
A. Camus, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1957, ha elaborato il tema dell'assurdo che nasce dall'insanabile contrapposizione tra l'uomo e l'universo a causa dell'assenza di Dio. Il suo sofferto e meditato ateismo che lo conduce alla ricerca di un'etica non fondata su una trascendenza, lo rende, comunque, molto vicino a Gesù uomo.

A testimonianza di quanto detto riportiamo tre brevi, ma significative citazioni che possono essere fonte di meditazione anche per i credenti.

Gesù è l'individuo che ha fatto fare alla specie umana il più grande passo verso il divino.
E. Renan (1863)

Tutto quanto soffre, tutto quanto è appeso alla croce è divino. Tutti hanno pensato di cambiare il mondo uccidendo. Gesù solo l'ha cambiato lasciandosi uccidere.
F. Nietsche (1885)

Gesù ha gridato la propria agonia e perciò lo amo, questo amico morto senza sapere.
A. Camus (1956)

mercoledì 19 aprile 2017

Psicologia e Religione. Introduzione.

I concetti "psicologia della religione" e "psicologia religiosa" appaiono molto ampi e corrono il rischio di rimanere senza significato se non vengono contestualizzati nei loro ambiti di applicazione, nelle metodologie di indagine e negli obiettivi dichiarati.
Sarebbe meglio parlare di "psicologia della religiosità", intendendo l'atteggiamento religioso di un individuo o di una collettività, ricercando quanto e come questo possa incidere sulla vita affettiva, cognitiva e relazionale di una o più persone.
La religiosità non è necessariamente sinonimo di spiritualità, che si può manifestare anche al di fuori del contesto di una determinata fede, ma è caratterizzata dall'appartenenza ad una religione specifica.
I settori di indagine possono essere numerosi:
- indagare aspetti personologici di soggetti che vivono in una dimensione di elevata religiosità sia laici che clerici fino al fenomeno della "vocazione",
- studiare l'effetto che tale atteggiamento ha in ambito sociale, relazionale, famigliare,
- indagare fenomeni particolari come le estasi mistiche sia individuali che di gruppo,
- analizzare le personalità di santi e mistici attraverso i testi che ci hanno lasciato,
- studiare l'importanza che un'educazione religiosa assume nello sviluppo della personalità durante l'età evolutiva, valutando le varie tipologie dell'educazione stessa,
- indagare la religiosità in relazione a vari parametri come l'età, il genere, la cultura, l'etnia.
- ricercare gli aspetti psicologici che possono caratterizzare scelte religiose fanatiche e integraliste che giungono fino alla negazione stessa dei valori della fede,
- studiare le caratteristiche personologiche di soggetti che si dichiarano atei o agnostici.
Questo elenco non è evidentemente esaustivo dei settori di studio, ma può rappresentare una base di riflessione per ulteriori approcci.
Le metodologie di indagine sono a loro volta molto varie: si va dall'applicazione di test di tipo cognitivo all'analisi tramite le teorie psicodinamiche e relazionali con un approccio di tipo narrativo. Ciò rende assai complicata la comparazione dei dati quantitativi e qualitativi in quanto ogni studioso usa un determinato metodo applicato ad un preciso obiettivo di ricerca.
Bisogna, inoltre, precisare che la psicologia, come ogni scienza, deve limitarsi al proprio ambito di competenza e non può invadere il settore della speculazione teologica.

Come già sostenuto nel saggio "Credere per ragione" del 11/01/2017, il cristianesimo si basa sulla fede che Dio è entrato nella storia dell'umanità incarnandosi in Gesù di Nazareth.
Questo atto di fede rappresenta dal punto di vista della ragione un'ipotesi che può essere indagata su base scientifica attraverso la storiografia che si avvale, a sua volta, di diverse discipline tra cui la psicologia applicata allo studio delle testimonianze scritte pervenuteci dal passato.
Non si vuole ripetere quanto già considerato nel saggio a cui si rimanda.
Qui ci si limita a ricordare la possibilità di leggere il Nuovo Testamento con un'attenzione psicologica caratterizzata dall'empatia come strumento di indagine. Questa consiste nel tentativo di mettersi nei panni degli Scrittori  Sacri per quanto possibile, considerata la distanza temporale ed il fatto che questi sono stati testimoni diretti o indiretti di quello che risulta essere un evento unico nella storia.
In tale caso, più che in ogni altro, la psicologia deve dimostrarsi umile nel riconoscere i limiti insiti nei propri metodi di ricerca.

Con "psicologia e religione" si intende l'indagine dei contributi che psicologia e religione possono scambiarsi reciprocamente.
Uno degli aspetti principali è ricercare nei Vangeli la figura storica di Gesù, la sua vita, le sue parole e tramite queste provare a seguire il sentiero che ci indica verso il Padre Suo e Padre Nostro sempre più in sintonia con il Suo messaggio.
Un altro aspetto importante è indagare i Testi Sacri al fine di trovare insegnamenti utili alla prassi psicoterapeutica non necessariamente attuata solo con persone credenti.
Tale ricerca è rivolta anche ad altre religioni così come alla filosofia ed alla letteratura.
Tutto ciò non è limitato all'attività professionale, ma può interessare la vita in generale.
In ultima analisi si tratta di un cammino psicologico-spirituale fatto di ricerche, osservazioni, meditazioni, sul sentiero del cristanesimo come punto di riferimento principale.

lunedì 10 aprile 2017

Si desidera tornare brevemente sul tema della traduzione del Padre Nostro (29/03/2017) con alcune osservazioni.
Assai illuminanti appaiono le parole di San Paolo (1 Corinti, 10- 13): "Tutte le difficoltà che avete dovuto affrontare non sono state superiori alle vostre forze. Dio mantiene le sue promesse e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze. Nel momento della tentazione Dio vi dà la forza di resistere e di vincere" dove, come già detto, in base al testo greco, "siate tentati" e "tentazione" possono essere tradotti con "siate messi alla prova" e "prova".
Con la preghiera di non metterci alla prova, Gesù ci presenta Dio come Padre misericordioso: dal latino "miserere" che significa provare compassione (con-patire, soffrire insieme).

venerdì 7 aprile 2017

Io ho medicato la ferita, Dio l'ha guarita.
Ambroise Paré (1510-1590)
Chirurgo alla Corte di Francia