Gli “Atti di Pietro e
Paolo” sono uno scritto apocrifo in greco datato al IV secolo d.C.
Vi sono descritti il
martirio di San Pietro, crocifisso a testa in giù per suo stesso
volere, e di San Paolo, decapitato in quanto cittadino romano.
Ciò avviene dopo una
discussione pubblica in presenza di Nerone ed il racconto ha accenti
decisamente favolistici.
Tuttavia, potrebbe
contenere un nocciolo di verità in quanto vi è un ampio consenso in
tale ambito di ricerca sulla base degli scritti dei primi padri della
chiesa (Gerolamo, Tertulliano, Eusebio, Origene) che Pietro e Paolo
siano morti fra il 64 ed il 67 d.C. durante il regno di Nerone e le
sue persecuzioni contro i cristiani.
Appare interessante
mettere in relazione questi fatti, sia pure ipotetici, ma ritenuti
assai attendibili, con la predizione fatta da Gesù a Pietro circa la
sua morte: “In verità, in verità ti dico: quando eri giovane ti
cingevi le vesti da te e andavi dove tu volevi, ma quando sarai
diventato vecchio tu stenderai le braccia ed un altro ti cingerà e
ti condurrà dove tu non vorrai (Giovanni 21, 18)”. Nel Vangelo si
legge ancora :”Disse questo per indicare con quale genere di morte
doveva glorificare Dio (21, 19)”.
Tali parole
indicherebbero una morte per crocifissione.
E' da notare che Giovanni
avrebbe scritto il suo Vangelo intorno al 100 d.C., quindi alcuni
decenni dopo il martirio di Pietro.
Risulta difficile pensare
che nella comunità cristiana dell'epoca tale fatto non fosse
conosciuto, considerata l'importanza ed il carisma dell'apostolo che
veniva considerato come il primo fra i discepoli del Messia. Giovanni
avrebbe potuto riportarlo così come si era svolto.
Eppure no, si attiene
alle parole che Gesù aveva pronunciato.
Nulla viene cambiato al
ricordo di quanto detto dal Maestro.
Secondo un criterio di
comprensione su base psicologica, la scelta di Giovanni di attenersi
alle parole di Gesù dimostra un importante aspetto di veridicità.
Appare, infatti, più
probabile che un discepolo di Gesù abbia preferito riportare le sue
parole piuttosto che modificarle sulla base di fatti successivi. La
verità viene prima di tutto ed è preferita ad una versione che
avrebbe dato maggiore forza alla previsione stessa per i lettori
contemporanei e futuri.
Tale ricostruzione ha
valore puramente ipotetico in quanto basata su una analisi
psicologica verosimile di fatti non più accertabili.