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giovedì 12 aprile 2018

Ripensare il Gesù storico: prospettive e limiti


“Propriamente compreso, il Gesù storico è un baluardo contro la riduzione della fede cristiana, in generale, e della cristologia, in particolare, a un'importante ideologia di qualsiasi genere. Il suo rifiuto di farsi intrappolare da qualunque scuola di pensiero è ciò che guida gli studiosi a intraprendere nuovi percorsi; di conseguenza, il Gesù storico rimane uno stimolo costante per il rinnovamento teologico. Per questa sola ragione, il Gesù della storia merita le fatiche della ricerca, comprese le fatiche iniziali per determinare categorie, fonti e criteri affidabili” (J.P. Meier, 1991. Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Queriniana, Brescia, 2001).
Meier propone cinque criteri principali per determinare ciò che è attribuibile direttamente a Gesù:
- criterio dell'imbarazzo: parole di Gesù che mettono in imbarazzo la chiesa primitiva la quale, comunque, non ha provveduto a modificarle o cancellarle,
- criterio della discontinuità: parole o fatti di Gesù in aperto contrasto con la tradizione giudaica anteriore o contemporanea e con gli assunti della chiesa primitiva successiva,
- criterio della molteplice attestazione: detti o fatti di Gesù che sono attestati da più fonti,
- criterio della coerenza: congruità di detti e fatti con quelli analizzati con i criteri precedenti,
- criterio del rifiuto e dell'esecuzione: ricercare quali episodi condussero all'arresto di Gesù, al suo processo ed alla sua morte.
Meier propone anche cinque criteri secondari che considera assai meno probanti:
- ricerca di indizi aramaici: eventuali derivazioni del testo greco dal vocabolario e dalla sintassi aramaica,
- congruenze o incongruenze con l'ambiente palestinese dell'epoca,
- vivacità della narrazione: presenza di descrizioni di particolari poco importanti che deporrebbero a favore di testimonianze oculari,
- tendenze di sviluppo della tradizione sinottica: eventuali variazioni del testo,
- criterio della presunzione storica: confronto con ricerche su eventi contemporanei a quelli descritti.
L'autore ritiene che ogni criterio considerato singolarmente contenga importanti limitazioni di applicazione per cui appare fondamentale un uso incrociato.
Tale impostazione metodologica non può che essere accettata e condivisa per la profondità e ricchezza delle osservazioni esposte.
Tuttavia, può comportare il rischio di una frammentazione eccessiva dei testi evangelici facendo perdere di vista l'insieme del messaggio basato sul Regno di Dio, le cui componenti essenziali sono l'amore e il perdono, che rappresentano il fondamentale “contatto” con la figura unica del Gesù della storia.
Il modello psicologico proposto in “Credere per ragione” del 11/01/2017 è basato su due assunti principali:
- la comprensione empatica del testo,
- lo studio del ricordo che nel tempo va incontro a trasformazioni che non sono solo negative, tendenti all'oblio, ma anche di arricchimento, in quanto episodi nuovi permettono una comprensione maggiore ed una rievocazione più precisa e consapevole di frasi che erano state pronunciate, talora in modo piuttosto enigmatico.
Un esempio fondamentale è rappresentato dalla continuità psicologica e di stile narrativo fra i racconti della Passione e quelli della Risurrezione. Quest'ultima, in particolare, ha permesso la comprensione e la rievocazione di predizioni proferite da Gesù. Solo il loro avveramento ha reso possibile la consapevolezza del ricordo da parte dei discepoli.
Un ulteriore esempio è rappresentato dall'episodio dell'adultera nel Vangelo di San Giovanni (8, 1-11). Da molti è considerato, in base all'analisi linguistica e in quanto mancante in alcuni canoni più antichi, un'aggiunta successiva ad opera di qualche discepolo di San Giovanni. Tale constatazione condurrebbe secondo alcuni criteri alla conclusione che tale episodio sia falso.
Eppure l'analisi psicologica ci può condurre a considerare l'esatto contrario.
La ricchezza di particolari descrittivi (Gesù traccia dei segni con un dito nella polvere) e, soprattutto, il contesto in assoluta sintonia con il messaggio evangelico, propongono l'eventualità che l'inserimento successivo sia stato motivato dall'esigenza che un fatto così significativo non cadesse nell'oblio.
Il discepolo in questione poteva essere un testimone oculare dell'episodio, o averlo raccolto dalla viva voce di San Giovanni stesso, ritenendo che non poteva rischiare di essere dimenticato. Si può ancora ipotizzare che facesse parte della tradizione orale considerata assolutamente affidabile e, quindi, inserito anche a distanza di tempo per un'esigenza di completezza.
Il modello psicologico si basa sulla possibilità di una vicinanza empatica anche a distanza di tempo con i racconti degli evangelisti e sulla comprensione che diversità e discrepanze possano essere legate all'evoluzione del ricordo oltre al fatto che non tutti i discepoli erano costantemente presenti e, a loro volta, si sono attenuti a racconti dei loro compagni.
Un esempio è la Trasfigurazione (Matteo 17, 1-8; Marco 9, 2-8; Luca 9, 28-36) di cui sono stati testimoni solo San Pietro, San Giovanni e San Giacomo.
Basti ricordare, per concludere, che San Luca non faceva parte della cerchia dei discepoli, ma si è aggiunto in secondo momento.